FESTA DELLA MAMMA
12 maggio
Festa della mamma.
Poco fa ero con un’amica, madre di Rebecca, la sua bambina di 4 anni. Mi dice che sua figlia è in attesa da ben due settimane di leggerle una poesia per questo giorno speciale, è in attesa di vederla e di abbracciarla, di darle il suo segno d’amore.
La madre, infatti, è il primo oggetto d’amore quando nasciamo, è lei che ci insegna, insieme alla presenza dell’altro, indirettamente, che cos’è l’amore, come si ama, il contatto sessuale attraverso l’atto della suzione, che non solo è fonte di vita, ma anche di desiderio.
Il desiderio della madre, quello che prova quella bambina che aspetta di leggere la sua poesia, è desiderio di vita, è quella che ha dato a noi la madre e si imprime in noi e con noi che siamo il segno di un’unione nel mondo.
Il bambino dunque, come disse Massimo Recalcati ad un convegno a cui ho partecipato recentemente, vuole il segno, il segno che è insostituibile, il segno del riconoscimento da parte del genitore, che disegna nell’aria, tramite la parola, il nome del figlio. Riempie, dunque, il vuoto dello spazio con il nostro nome, che racchiude un’esistenza in essere, un’esistenza in atto.
Le tre età della donna, G. Klimt
Rebecca dunque tenterà di imprimere il suo segno tramite quella poesia, e così mi immagino sua madre guardarla negli occhi e sorriderle, mentre la leggerà con voce alta ma tenera, tenendola in braccio, per poi dirle che è bellissima.
In quel momento entrambe faranno esperienza della gioia, come forma di desiderio messo in atto, in quel qui ed ora di questo 12 maggio.
Successivamente, col passare del tempo, questo amore per la madre, e conseguente odio verso la figura paterna, verrà scardinato da quello che è il processo di separazione dalle figure genitoriali, anche se non sempre avviene in modo sano e naturale o non avviene affatto e questo può portare poi a conseguenze nella sfera sessuale e relazionale, difficili da scardinare.
Ho deciso di dedicare, pertanto, questo spazio alla madre in quanto oggetto primario del desiderio inconscio, proprio come i Greci, i quali ce lo hanno raccontato attraverso la vicenda di Edipo, il quale sposa sua madre, Giocasta, e uccide suo padre Laio, “inconsapevolmente”.